Il modello Rojava e l’amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est

A fronte dello scoppio della sanguinosa guerra civile siriana nel 2012, la regione curda del Rojava si è dichiarata autonoma e dall’anno successivo sta sperimentando una forma di autogoverno ispirata ai principi di democrazia, parità di genere, multiculturalismo, inclusione ed ecologia. Un esperimento unico al mondo nel cuore di un Medio Oriente martoriato dalla guerra, dalla repressione brutale e dai fondamentalismi.

Nel 2014 i tre cantoni (Cizîrê, Kobane, Afrîn) hanno adottato una carta giuridica valida per l’intera società, il Contratto sociale: un documento senza precedenti nel Medio Oriente, che rifiuta l’autoritarismo, il militarismo, il centralismo e le ingerenze dell’autorità religiosa nella vita civile dei cittadini e delle loro diverse comunità, pur nella tutela di ogni peculiarità culturale.

Attraverso questo contratto, o Carta del Rojava  i curdi siriani e le minoranze etnico-linguistiche della regione hanno creato un sistema politico che non è uno Stato, ma un’unione di assemblee popolari confederate.

L’obiettivo è una società basata sulla convivenza di culture e religioni diverse, l’ecologia, il femminismo, l’economia sociale e l’autodifesa popolare. La carta del Rojava supporta la libertà di culto, ma separa categoricamente la religione dallo Stato con l’intento di costruire un sistema politico e amministrativo che assicuri pacifica convivenza nel rispetto dei principi di libertà, giustizia, dignità e democrazia.

Sono tre gli aspetti primari del modello realizzato in Rojava: 

DEMOCRAZIA DIRETTA ed ECONOMIA SOCIALE

La democrazia diretta prevista dal modello confederalista prevede il superamento dell’istituzione statale, sostituita da una confederazione di assemblee locali aperte a tutti i cittadini, sul modello delle comuni. Queste sono unite per quanto riguarda le scelte di interesse collettivo in assemblee federali, i cui membri vengono eletti dalle singole comuni. Sono però le assemblee popolari quelle a cui rimane, almeno nella teoria, il primato decisionale.

Secondo la Carta, i principali organi politici amministrativi della regione sono: l’Assemblea legislativa, il Consiglio esecutivo, l’Alta commissione per le elezioni, la Suprema Corte e, infine, i consigli provinciali e municipali. Dal 2013 ad oggi questo assetto istituzionale ha visto continui adeguamenti e adattamenti alla complessa realtà politico-sociale della regione, ma non ha mutato i propri caratteri fondanti. Le istituzioni centrali hanno poche e limitate competenze (bilancio, politiche generali e programmi di sviluppo, ratifica di accordi e trattati internazionali, dichiarare lo stato di guerra e di pace, emanare leggi e regolamenti sulla base delle proposte dei consigli locali e adottare i decreti del Consiglio Esecutivo).

La maggior parte delle decisioni sono in mano alle assemblee municipali (Komine in curdo), l’unità fondamentale del sistema politico del Rojava, e ai loro delegati nelle più grandi assemblee provinciali.

La popolazione della Siria del Nord-Est ha, infatti, iniziato ad autogovernarsi attraverso una rete di assemblee cittadine e consigli confederati, dove vengono decisi aspetti cruciali della vita sociale, come l’auto difesa militare e l’amministrazione della giustizia, dove gli incarichi sono revocabili e occupati a rotazione; alle donne è riservata una quota minima del 40% ed è garantita la co-presidenza. Un sistema assembleare strutturato dal basso verso l’alto.

Altro punto importante della rivoluzione curda è la strategia di transizione dal modello economico egemone nel mondo globalizzato ad un nuovo paradigma di economia sociale.

“Vogliamo che la nostra economia sia costituita per l’80% da cooperative, non crediamo in un modello socialista che proibisca l’iniziativa privata. La nostra idea è che ogni persona abbia un ruolo economico attivo nella società e che la trasformazione avvenga gradualmente attraverso la partecipazione della gente” Spiega Rachid, co-presidente del dipartimento di economia.

La questione femminile

La parità fra uomo e donna è l’elemento cruciale per trasformare la società e in Rojava sono state prese importanti misure per promuovere una reale parità di genere.
Nell’amministrazione autonoma della Siria del Nord e dell’Est, ma anche nei partiti e nelle associazioni curde in Turchia, ogni incarico pubblico è sempre assegnato a due rappresentanti, un uomo e una donna che hanno la funzione di co-presidenti.
Fanno eccezione le organizzazioni esclusivamente femminili come la Casa delle donne, associazione che si occupa in particolare di supporto nel caso di violenze di genere.

Infine, leggi per garantire la parità tra uomo e donna sono state implementate sull’intero territorio, tra cui il matrimonio civile, il diritto al divorzio e pari diritti di eredità. Le donne, inoltre, rappresentano tra il 30 e il 40 % dei membri della unità di autodifesa, ed hanno svolto un ruolo fondamentale nella protezione dei civili e delle minoranze della regione dagli attacchi dell’ISIS.

Ecologia sociale

Il terzo obiettivo del modello è la costruzione di una società pienamente ecologica e rispettosa dell’ambiente. Anche se altre questioni sembrano più importanti – senza una questione ecologica, nella regione la vita non sarà più possibile. Le questioni
ecologiche infatti riguardano anche problemi economici.

Le monocolture, ad esempio, hanno creato in questa regione danni non solo ambientali, ma economici, perché gli ortaggi e la frutta dovevano essere importati da un’altra regione.

La decentralizzazione e la costruzione dell’autonomia dell’agricoltura quindi non risolve soltanto, ma anche, un problema economico.

A tutti i livelli del sistema consiliare vengono costruite commissioni per l’ecologia.

In questo processo diventa evidente che non ci sono disposizioni dall’alto verso il basso, bensì decisioni condivise prese da consigli che cercano di creare strutture di base che affrontano la questione ecologica.

Altri passi avanti dal punto di vista ambientale sono stati fatti sul tema dell’educazione e con la creazione di alcuni parchi naturali.

In una situazione come quella della guerra civile siriana, tra il conflitto con l’Isis e la minaccia turca, è ancora molto difficile per l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord e dell’Est attuare celermente la trasformazione dal vecchio modello di economia al nuovo. Inoltre, mentre la cultura del femminismo e della democrazia diretta sono giunti ad una fase avanzata, ad oggi il contesto ha rallentato la diffusione di un sistema ecologico integrato, sebbene ci siano stati indubbi progressi.

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